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relazione CUCS trento 30-03-07

Trento, 30/03/2007

L’Università attore della collaborazione allo sviluppo

Interventi introduttivi del Comune e della Provincia di Trento:

Dobbiamo uscire dal concetto che i paesi terzi sono luoghi dove fare interventi caritatevoli ma piuttosto paesi in cui si può avere una reciprocità di crescita.

L’università in questo percorso ha un ruolo importante. La lotta alla povertà passa attraverso la conoscenza e l’appropriarsi del proprio futuro

Le categorie solidarietà e cooperazione non si escludono ma appartengono a uno sviluppo diverso del pensiero.

L’8° obiettivo del millennio propone di costruire una rete di collaborazione Cerchiamo di lavorare a finanziamenti a progetti di scambio di competenze tra comunità.

Il 2015 non vedrà il raggiungimento degli obiettivi posti nel 2000. la partnership globale è l’elemento indispensabile. La solidarietà internazionale/cooperazione allo sviluppo è un tentativo di creare un legame fra 2 comunità.

Le comunità ricche sono chiamate a un impegno economiche (0.7% del PIL deve essere impegnato per la cooperazione). Non è una questione finanziaria, è una questione di principio. La comunità deve impegnare una quota di risorse. Non è un’opera di filantropia ma è una operazione di giustizia.

Si intende costruire una "scuola di formazione per la solidarietà internazionale" in collaborazione tra l’università di Trento e l’Università della pace di Rovereto.

Intervento del Prof. Guido Zolessi, facoltà di ingegneria. Chairman.

L’8° obiettivo e la possibilità di costruire partneriariato è testimoniato dalla presenza di tanti soggetti in aula.

La parola cambiamento è circolata nei saluti di questa giornata. Esprime una forza propulsiva. Il fatto che le università si occupino della collaborazione è un elemento di novità. La giornata è divisa in tre momenti:

1° momento:

Prof. Rizzi (cattedra Unisco Università di Bergamo)

Prof. Fouguet (università di Catalunya)

2° momento:

Interventi brevi di ospiti interni (rappresentanti del CUCS) ed esterni all’Università tra cui l’Unisco, Ministero affari esteri, Promotori della legge sulla collaborazione

3° momento:

Momento di discussione

Principi che animano la collaborazione allo sviluppo

1° relazione. Prof. Felice Rizzi (cattedra UNESCO in Diritti Umani ed Etica della cooperazione - Università di Bergamo)

La cattedra UNESCO di Bergamo ha istituito una cattedra in pedagogia della cooperazione Internazionale e in Pedagogia dei Diritti dell’Uomo. Insieme con Giurisprudenza gestisce una laurea specialistica e un dottorato in scienze della cooperazione internazionale.

Dalla internazionalizzazione alla globalizazione.

L’Università non ha più il monopolio della ricerca. Occorre creare un nuovo spazio di relazione dell’università che implica l’accettazione di nuovi attori, nuove sfide svolte e nuove regole. Quali attori: se si scelgono attori del mercato l’Università riduce gli studenti allo statuto di clienti. Se invece si apre ad alleanze con la società civile si investe su un capitale sociale.

La diversità è il fondamento dei diritti dell’uomo. E’ difesa e condivisione dell’identità espressione del bene comune. Dobbiamo avere il rispetto delle diverse identità e fare esprimere a ogni popolo la propria storia. Nessun popolo ha il diritto di creare la storia degli altri popoli. Recentemente è stata pubblicata la convenzione gazzetta ufficiale 5/3/07 lette 19. si parla di promozione della cooperazione internazionale. Creando e rafforzando la potenzialità delle esperienze e competenze e delle risorse umane. L’OCSE nel 1997 c’era un dottorato per 5000 abitanti, in CILE ogni 500000 abitanti. Nel 2005 l’UNESCO ha pubblicato un documento sulle linee direttrici sull’insegnamento superiore che cita di proteggere gli studenti e favorire uno sviluppo culturale trasfrontaliero di qualità. L’insegnamento superiore è un lievito di sviluppo culturale.

Il parnerariato che stiamo costruendo con i paesi del sud ha senso se si sviluppano i ruoli e le funzioni. L’Università non deve rinunciare al compito primario della ricerca disinteressata. Non bisogna partire dal problema dei bisogni. Bisogna appoggiare e promuovere ciò che esiste.

Le università centri di ricerca: sono una istituzione minacciata?

Una collaborazione deve riunire i più forti e i più deboli. Ci vogliono stage in centri regionali a servizio delle università dei PVS.

L’autentico sviluppo ha bisogno di tempi lunghi

Tutti gli attori devono essere riconosciuti accettando riconoscendo

Dobbiamo combattere la passività dei poveri e i riti dei ricchi

L’uomo va nutrito nei suoi valori. E’ un albero che aiutiamo a crescere nutrendo le sue radici e non tirando i suoi rami

Prof. Fouguet (università di Catalunya) Cooperation for Development

University and development.

Can we get founds to promote activities

Give some experience in engineering without borders

What we mean in development

What are we looking for?

Innovation: applying knowledge in Development:

In Spain there is a history of particular and personal solidarity actions

It was institutionalised during ’90 in many University:

- under the umbrella of international development

- merged with volunteering and social services

- Private foundations and NGOs

- In 1999 an official documents among University rectors was sign

A classification o different possible activities is difficult to have a picture These is a big presence of technical courses (71% of Spanish universities promote these kind) An increasing numbers of students are moving to foreign countries.

Emanuela Colombo (politecnico di Milano)

La cooperazione universitaria trae la propria ragione negli 8 obiettivi del millennio

E’ una educazione civica del terzo millennio.

Prendiamo spunto dal pregresso e rafforziamo il dialogo tra tutti gli attori della cooperazione allo sviluppo.

Le Università devono farsi parte attiva ampliando la formazione e la ricerca scientifica e il trasferimento della conoscenza e della tecnologia (appropriata che apprezzi il contesto ambientale).

L’obiettivo è aumentare l’efficacia dei progetti di cooperazione allo sviluppo.

Quali sono gli attori con cui lavorare: gli organismi internazionali, lo stato e la società civile. Quale è stato il percorso del CUCS. Il 30/3/06 il ministero affari esteri lancia un mandato al politecnico e all’Università Bocconi. Si sono organizzati eventi ma soprattutto un a progettualità condivisa con un documento di collaborazione con le università del Libano.

Un obiettivo è mantenere la pace tra i popoli.

Dobbiamo valorizzare il capitale intellettuale. Si cerca di usare un processo partecipato. Abbiamo cominciato a conoscere un linguaggio comune e conoscere la complessità di una visione etica della società civile.

Vogliamo impegnare le nostre università a istituire la cooperazione allo sviluppo all’interno delle Università e promuovere il CUCs.

Decolonizziamo l’immaginario: parliamo bene dell’Università e dei politici. Abbiamo parlato di logiche dell’interdipendenza. Smettiamo di parlare delle conseguenze della globalizzazione ma cerchiamo di popolare questa società globale di cittadini responsabili. Pochi crediti ma fondamentali per avere le logiche di interpretare le logiche del terzo millennio.

Alessandro Medici (Centro di ateneo per la cooperazione allo sviluppo - Università di Ferrara). Università attore della cooperazione allo sviluppo. Quali principi? Dobbiamo dare significato condiviso alle parole. Quale sviluppo?

E’ nata fuori dell’accademia una università del "Bene comune"., L’università si deve riappropriare del bene comune.

Non possiamo confondere qualsiasi ricerca

Cooperazione come conoscenza. La relazione per non essere dominante deve essere capace di inculturazione. (Leggere "la capanna senza steccato"). Se non condividiamo la vita è difficile capire i saperi. La relazione deve essere scambi di saperi (saperi per l’autonomia e saperi di senso)

Accesso alle risorse e proprietà individuali. Bisogna lavorare sulle bio-diversità.

Assistente del senatore Tonini: vicepresidente della commissione esteri che segue il progetto di legge per la riforma della legge 49 per la cooperazione.

C’è la consapevolezza della necessità di un cambiamento. La legge attuale del 1987 è antecedente alla caduta del muro di Berlino e gli avvenimenti dell’11 settembre. Ci si accorge anche dei danni che la cooperazione allo sviluppo ha prodotto e accompagnati a una de-responsabilizzazione sull’erogazione dei fondi lasciando ai privati. E’ il caso dei SMS o del Darfur in occasione del festival di San Remo (furono raccolti 255000 € solamente). Al momento al senato sono stati presentati 3 disegni di legge. Il viceministro Sentinelli per la cooperazione è un segnale di cambiamento e l’istituzione di una consulta può portare il protagonismo degli enti locali. Il ministro Sentinelli ha portato alla presentazione di un disegno di legge delega il 12 gennaio che impone il governo di riformare la legge 49 entro 24 mesi per emanare l’articolato della nuova legge alla cooperazione. Qual è il limite e il ritardo della politica. Il cambiamento in atto deve andare verso un paradigma intellettuale e culturale. La cooperazione va pensata in maniera diversa. Ha senso parlare di PVS: non piuttosto una molteplicità di attori protagonisti che vedono in prima linea i territori e le comunità in una relazione consapevole e strutturata nel tempo. L’Università si inserisce in un partneririariato in atto e per la presenza nel territorio con la capacità di interloquire con gli attori. L’università è quel luogo che crea un trasferimento del sapere non unidirezionale ma in maniera globale dal punto di vista globale. Il disegno di leggio prevedrà la possibilità dell’aspettativa con reintegrazione del posto una volta terminato il periodo di collaborazione.

Sintesi del Prof. Rizzi:

1. Carta dei principi: abbiamo bisogno di una carta costituzionale. Mettere in evidenza i saperi di senso. Dobbiamo cambiare il olinguaggio. Cosa significa la parola aiuto: promozione piuttosto. Manteniamo insieme modelli.

2. La metodologia della cooperazione. Il trasferimento delle conoscenze o costruzione collettiva. Nella metodologia cooperativa. Dobbiamo partire dalle esperienze ma fare autocritica degli errori

3. Dobbiamo preparare i cittadini

4. Dimensione politica. Ci vuole una nuova legge con nuovi luoghi e nuovi attori in un patto globale tra le comunità. Fra gli attori importantissimi ci sono gli immigrati come costruttori della nostra e della loro comunità di origine. Gli immigrati hanno inviato 260 miliardi di dollari gli organismi donatori hanno inviato nei PVS 60 miliardi di dollari.

Fabrizio Nava (Direzione ministero affari esteri)

Non il pesce ma la canna da pesca o meglio insegnare a fare la canna da pesca. 450 borsisti. L’università collabora con il ministero esteri. Dobbiamo superare la divisione tra chi fa e chi riceve.

Marta Guglielmentti (responsabile campagna nazioni unite per gli obiettivi del millennio)

Si è parlato di cambiamento di paradigma all’interno della cooperazione all’interno deglin obiettivi del millennio. Sono attuabili, misurabili. C’è un patto globale. Nojn è più il paese ricco che accusa il paese povero. Si deve cercare una visione collettiva. I primi 7 sono di responsabilità dei paesi più poveri. Costruire le scuole, lottare contro l’AIDS, la mortalità infantile: sono gli obiettivi che hanno condiviso i paesi poveri.

L’8° obiettivo è dei paesi ricchi.

Fare collaborazione non è portare consulenti. Formazione e sensibilizzazione parte dalla rete degli studenti per sensibilità della cittadinanza.

Al politecnico è nata una campagna denominata "contaminiamoci" per condividere gli obiettivi del millennio. Non bisogna solo inserire nei crediti gli strumenti di cooperazione.

Dr. Andrian Giorgio. Assistant Programme Specialist UNESCO. Qui dentro avviene una contaminazione di sapere e di approcci. Capacity building. Logical framwork, empawerment. Ci vuole un approccio scientifico alla cooperazione con una onestà intellettuale di dire ciò che funziona e ciò che non funziona.

Sintesi del Prof. Rizzi:

1. Cambiamento del paradigma. 7 di 8 obiettivi sono per i paesi del sud

2. Formazione e sensibilizzazione dell’Università e non

3. Il MAE è orgoglioso di avere fatto nascere il CUCS ma ci vuole accanto il MIUR

4. Coordinazione della cooperazione.

Dibattito

Bisogna restituire alla ricerca delle ragioni etiche.

Il cambiamento non va detto, va fatto.

La vera cooperazione è cambiare i modelli di vita

I docenti possono trasformarsi in mercati dell’educazione.

La cooperazione è imprenditorialità. Una quota deve essere destinata alla formazione.

Ci vogliono centri di eccellenza nei PVS. Bisogna mantenere i cervelli sul posto. Ci sono modelli con 2/3 di professionisti di PVS e 1/3 dall’Europa con docenti europei che dedicano 6 mesi ogni 2 anni della propria attività.

Il CUCS può investire sulla formazione con offerte formative trasversali ai corsi di laurea.